che diceansi Atellane (a). Materno, uno degl’interlocutori del poc’anzi mentovato Dialogo ,
viene in esso detto valoroso scrittor di tragedie, e tre singolarmente ivi se ne rammentano
intitolate Catone, Medea e Tieste (n. 2 e 3).
Di un Virginio romano scrittor di commedie
parla con grandissimi encomj Plinio il Giovane
(l. 6, ep. 21), dicendo ch’esse potevan esser
proposte per esemplare, ed aver luogo fra
quelle di Plauto e di Terenzio; e che a lui
non mancava nè forza, nè maestà, nè sottigliezza, nè sale, nè dolcezza, nè grazia. Elogio grande per vero dire; ma parmi che Plinio ne fosse liberale assai, singolarmente verso
coloro a’ quali con sincera amicizia egli era
congiunto. Lascio di parlare di altri men celebri, i cui nomi e i titoli delle azioni da essi
composte si potranno vedere nelle spesso accennate opere del Giraldi, del Vossio e del
Quadrio; e passo a quello che solo ci è rimasto tra gli scrittori tragici di questo tempo,
cioè a Seneca.
XXXV. Ed eccoci ad una delle più intralciate quislioni che in luti a la storia letteraria
s’incontrino, anzi a più quistioni su un argomento solo, Chi è il Seneca autor di queste
tragedie? Chiunque egli sia, è egli l’autor di
tutte le tragedie che gli vengono attribuite?
(a) Per la slessa ragione per cui il march. MafTei ,
credendo veronese Plinio secondo, crede ancor veronese Pomponio Secondo, il co. Ciovio che dà Con o
per patria a Plinio, la dà ancora a Pomponio (Gli
Uomini ILI. Comaschi, pag. 435).