stessa materia. Sì certo, ma sulla stessa materia appunto, cioè ad illustrare le cose che
potessero sembrare oscure nel tenuto Dialogo,
non a trattare di un argomento di cui nello
stesso Dialogo non erasi fatto motto. Inoltre
f autor del Dialogo narra eli’ egli assai giovane
udì disputare tra loro i personaggi che in esso
ragionano 5 e il Dialogo si suppone tenuto
l’anno sesto dell’impero di Vespasiano. Or il
Dodwello (loc. cit.) con buone ragioni ha mostrato che Quintiliano avea allora trentadue,
o trentatre anni; nè poteva perciò dirsi giovane assai, admodum juvenis.
III. Nè a Quintiliano dunque, nè a Tacito
non si può fondatamente attribuire questo Dialogo. Una nuova opinione sull’autore di esso
hanno proposta gli eruditi Maurini, autori della
Storia Letteraria di Francia, i quali hanno pensato (t. 1, p. 218. ec.) che Marco Apro uno
degl’interlocutori del Dialogo ne sia anche l’autore. Di quest’uomo altre notizie noi non abbiamo, se non quelle che in questo stesso
Dialogo viene egli introdotto a dare di se medesimo. Da esso noi ricaviamo che egli era
nativo delle Gallie, poichè le chiama col nome
di nostre: de Gallis nostris (n. 10)5 che,
benché fosse nato in città, come ei dice, poco
favorita, era nondimeno giunto a ragguardevoli
cariche nella repubblica; e ch’era stato questore, tribuno, pretore, e che assai di spesso
e volentieri si esercitava in trattare le cause
(n 7). Ei narra ancora (n. 17) ch’egli avea
veduto nella Gran Bretagna un vecchio il
quale avea ivi combattuto contro di Cesare,
in.
Nè Marco
Apro.