Io non trovo chi abbia trattata questa quistione,
su cui perciò non sarà forse inutile eli’ io mi
trattenga brevemente. Seneca ci assicura (ih.)
eli’ egli solo della memoria valevasi a raccogliere e ad ordinare queste Controversie. Ei si
protesta che benchè ora difficilmente ricordisi
di quelle cose che di fresco ha udite, quelle
nondimeno che egli o fanciullo, o giovine avea
impresse nella memoria, erangli così presenti,
come se allora le avesse udite. Aggiugne ch’ei
non può legarsi a un ordin determinato di
cose; ma che gli conviene andare qua e là errando, e afferrare ciò che gli viene innanzi;
che spesso, quando ei cerca di ricordarsi di
alcuna cosa, il cerca invano, e ch’essa gli
viene in mente, allorchè pensa a tutt’altro:
che è necessario perciò ch’egli segua, per così
dire, il capriccio della sua memoria, e che
scriva le cose secondo ch’ella gliele ricorda. In
somma, ove se ne tragga qualche passo delle
Suasorie, in cui egli reca de’ tratti tolti da’ libri
pubblicati da alcuni autori, tutto il rimanente
non ha altro fondamento, per cui essere attribuito a coloro che da Seneca son nominati,
se non la memoria dello stesso Seneca. Ora
per quanto fosse ella strana e portentosa, è
egli possibile che in età avanzata ei si ricordasse di tanti passi delle declamazioni di tanti
diversi dicitori , quanti ei ne raccolse in dieci
libri di Controversie? che potesse affermar con
certezza che il tale e il tal altro avean così
parlato precisamente? che non mai dovesse
aggiugner del suo o sentimento, o parola alcuna?
Io non penso che alcuno sia per crederlo così