Quintiliano, il Dodwello congettura che dallo
stesso Galba ei fosse condotto in Ispagna,
quando esso vi fu da Nerone inviato l’an
61, e che ivi cominciasse a tenere scuola d’eloquenza; e che quindi P anno 68 insieme col
medesimo Galba dopo la morte di Nerone facesse ritorno a Roma. Ivi egli aprì scuola pubblica d’eloquenza, e in questo faticoso esercizio durò, come egli stesso ci assicura, per venti
anni (in proœm. Instil.), cioè fino all’anno 88.
Fu egli il primo, secondo la Cronaca Eusebiana, che per tal impiego dal fisco ricevesse stipendio 5 poiché in addietro i retori
altra mercede non avevano fuorchè da’ loro
scolari; e sembra che di questa ei fosse debitore all’imperador Vespasiano; perciocchè
egli fu il primo, al dir di Svetonio (in Vesp.
c. 18), che a’ pubblici professori assegnasse
stipendio. All’esercizio d’insegnar nella scuola
quello ancora ei congiunse di perorare nel foro;
e rammenta egli stesso alcune cause da sè
trattate (l. 7, c. 2; l. 4, C. 1). Quindi cessando
dopo venti anni dall’uno e dall’altro esercizio,
prese a spiegare scrivendo que’ precetti e quelle
riflessioni medesime che nella pubblica scuola
aveva esposto; e prima un libro egli scrisse
intorno alle cagioni per cui l’eloquenza era allora sì guasta e corrotta; libro però, come sopra si è detto, che sembra diverso da quello
che col medesimo titolo ci è rimasto; quindi
intraprese la grande opera delle Istituzioni
oratorie. Alla qual fatica quella ei dovette congiungere d’istruire i figliuoli de’ due celebri
martiri. T, Flavio Clemente e Flavia Domililla.