avea bruttati i suoi versi (l. 10, c. 1); come
nel consigliare a’ fanciulli la lettura delle commedie vi aggiunga la condizione, purchè i
costumi ne siano in sicuro (l.1, c. 8). Giovenale
cel rappresenta come uomo assai ricco e padrone di gran poderi (sat. 7, v. 188, ec.); Pii.
nio il Giovane al contrario a lui stesso scrivendo (l. 6, ep. 32) lo chiama animo beatissimum, modicum facultatibus; dal che egli
prese occasione del generoso atto che fece, di
donare alla figlia di Quintiliano , stato già suo
maestro, destinata in nozze a Nonio Celere,
cinquanta mila sesterzi, che corrispondono a
un dipresso a mille ducento cinquanta scudi
romani. Il Dodwello del passo di Giovenale si
vale a provare che sotto Adriano. Quintiliano
ebbe onori e ricchezze; ma potrebbesi forse
più verisimilmente rispondere che Giovenale è
poeta, e innoltre poeta satirico che segue spesso
e descrive le incerte voci del volgo; Plinio al
contrario è un sincero amico che’ è ben informato della mediocrità di ricchezze del suo antico maestro. L’unica traccia da cui non può
in alcun modo difendersi Quintiliano, si è
quella di avere troppo sfacciatamente adulato
Domiziano, chiamandolo il massimo tra’ poeti,
e delle cui opere nulla vi avea di più sublime,
di più dotto, di più perfetto, con altre infinite lodi ch’egli dà a quell’imperadore che era
frattanto in esecrazione e in orrore a tutto
l’impero (l. 10, c. 1). Ma fu questo un difetto
da cui, come abbiamo veduto, appena vi fu
scrittore a questi tempi che andasse esente.
Oltre gli Annali del Dodwello si può vedere