ancora il Dizionario del Bayle (art. « Quinl. «)
che varii articoli della vita di Quintiliano ha
diligentemente esaminati.
XII. Le Istituzioni oratorie che di lui ci sono
rimaste, sono una delle più pregevoli opere di
tutta l’antichità. Egli prende l’oratore fin dalla
sua fanciullezza, e il viene passo passo formando ed istruendo in tutto ciò che al suo
carattere appartiene. Una certa equità naturale,
un giusto senso comune, una matura riflessione,
un attento studio su’ migliori autori sono la
norma su cui egli stabilisce e svolge i suoi
precetti. Si può dire che niuna parte ei lasci
intatta. Troppo diffuso, e spesso ancora troppo
sottile per esser posto tra mano a’ giovinetti
inesperti, egli è anzi opportuno ad istruire i
loro istruttori, e a suggerir loro quelle riflessioni di cui si possan giovare ammaestrando
altrui. So che alcuni dei precetti di Quintiliano
sono stati da altri, e forse a ragion, rigettati.
Ma ciò non ostante non vi ha uom saggio e
colto che non ne parli con sentimenti di altissima stima. Veggansi i giudizj che da molti
illustri scrittori ne sono stati portati, raccolti
e illustrati da M. Gibert (Jug. des Auteurs
qui ont trai té, de la Rhetor. p. 124, éd. d Arnsterd. 1725). Lo stile di Quintiliano si risente
de’ difetti del tempo a cui scrisse; perciocchè,
comunque egli fosse ammirator grandissimo di
Cicerone, non potè nondimeno uguagliarne la
purezza del favellare, per le ragioni che nella
Dissertazion preliminare abbiam toccate. Ma in
ciò che è buon gusto, egli non si lasciò certo
travolgere dal torrente; anzi usò ogni sforzo
XII.
Sui* Ìitìtummi «ratini« «inalilo
pregevoli.