pei- fargli argine, e per richiamare i Romani
al buon sentiero onde si eran distolti. E perchè Seneca il filosofo era allora il principal
condottiere di quelli che si eran gittati per
questa nuova via, e coll’apparente luce del
concettoso suo stile traeva molti in rovina, contro di lui singolarmente si volse Quintiliano.
Piacemi di riferire qui il bellissimo passo in
cui ei ne ragiona, che varrà non poco a farci
conoscere e l’onesta del carattere, e la finezza
del buon gusto di Quintiliano. Io ho fin qui
differito, die’ egli (l. 10, c. 1) a far menzione
di Seneca nel favellare che ho fatto degli scrittori il ogni maniera, per l’opinione che di me
falsamente si è sparsa, per cui si crede ch’io
il condanni, e che anzi gli sianemico. Il che
mi è avvenuto, perchè io procurava di chiamare a severo esame un genere di eloquenza
nuovamente introdotto, guasto e infettato di
tutti i vizj Seneca era allora il solo autore
che fosse in mano de’ giovani. Nè voleva io
già toglierlo interamente dalle lor mani. Ma io
non poteva soffrire ch’ei fosse antiposto a’ migliori, cui egli non avea mai cessato di biasimare; perciocchè consapevole a se medesimo
del nuovo genere d’eloquenza da se abbracciato,
disperava di poter piacere a coloro a cui quelli
piacessero. Or i giovani lo airmva.no più che
non l’imitassero; e tanto eran essi da lui
lontani, quanto egli allontanato erasi dagli antichi; poichè sarebbe anche a bramarsi l’essere
a lui uguale, o almeno vicino. Ma egli piaceva
lor solamente pe’ suoi difetti, e ognuno prendeva a ritrarne in se medesimo quelli che gli