certo di voler sempre il meglio. Io penso che
niun autore abbia più giustamente formato il
carattere di Seneca, e rilevatene meglio le virtù
insieme e i difetti. Di Seneca avremo poscia a
parlare più lungamente, ove tratterem de’ filosofi, a’ quali propiamente egli appartiene. Qui
basti il riflettere che tutti gli sforzi di Quintiliano per distogliere i Romani dalla viziosa
imitazione di Seneca caddero a voto per la
ragione medesima che Quintiliano accenna,
cioè perchè i vizj di quello scrittore erano lusinghevoli e dolci, e perchè pareva glorioso
f imitare uno stile che richiedeva sottigliezza
d’ingegno.
XIII. Rimane per ultimo a vedere se a Quintiliano attribuir si debbano le Declamazioni che
col nome di lui abbiamo alle stampe. Di queste ve ne ha diciannove assai lunghe; quindi
altre più brevi che erano in numero di 388, ma
di cui solo 145 ci son rimaste; e finalmente
alcuni estratti che da un codice ms. della Biblioteca di Leyden ha dati in luce nella sua
bella edizione di Quintiliano il più volte nominato Pietro Burmanno. Appena vi ha al presente chi creda che tali Declamazioni siano
opera dell’autore delle Istituzioni oratorie; nè
io so intendere come ne possa restare ancora
un leggerissimo dubbio. Lo stile , il gusto , il
metodo, è totalmente diverso da quello di
Quintiliano; e converrebbe dire, s’egli ne fosse
autore, che seguite avesse nello scrivere queste declamazioni leggi interamente contrarie a
quelle che nelle sue Istituzioni egli prescrive.
Alcuni ne fanno autore il padre di Quintiliano,