Tacilo, che, se alcuno ci ne conosce a ciò
opportuno, il mandi a Como, perchè veggano
que’ cittadini se sia qual essi il bramano. Nè
qui fermossi la liberalità di Plinio verso la sua
patria: perciocchè egli assegnò del suo un’annual! rendita di trenta mila sesterzi! ossia di
circa 750 scudi al mantenimento di fanciulle
e fanciulli ingenui , cioè nati di padre libero ,
ma ridotti a povertà (l 7, ep. 18). Finalmente
una pubblica biblioteca a comun vantaggio aprì
egli in Como, e in questa occasione fece un
ragionamento a’ decurioni della città, di cui
egli stesso più volte ragiona (l. 1, ep. 8; l.2,
ep 5). Ma delle scuole e della biblioteca di
Como avremo luogo a trattare più lungamente,
ove degli studj che fiorivano nel rimanente dell’Italia fuori di Roma, dovrem favellare; ed ivi
pure esamineremo con qual fondamento si dica
che una somigliante biblioteca fosse da Plinio
aperta in Milano.
XVI. Molte poesie avea Plinio scritte e in
latina e in greca favella, e in questa anche una
tragedia (l. 7, ep. 3). Molte orazioni ancora
avea recitate nel trattar delle cause che da lui
stesso vengono annoverate (l. 6, ep. 29); e la
fama di cui egli godeva, fu cagione che alcuni
suoi libri giugessero fino a Lione in Francia,
e pubblicamente ivi si vendessero (l. 9, ep. 11).
Ma di lui nuli’ altro ci è rimasto fuorchè dieci
libri di Lettere, e il celebre Panegirico detto
a Traiano. Nelle prime egli usa di uno stile
colto ed elegante , ma che troppo è lungi dalla
graziosa e piacevole naturalezza di quelle di
Cicerone. Plinio è conciso e vibrato, ma spesso
XVI.
Su** Lettere e suo
Panegirici»)*
loru carati e-