turba processerat, quae paulo ante coluerat
piis concionibus, quibus multorum capita servai rat, tu/n per artus suos latus, ali ter ac
solitus erat, a tiri bus suis conspcclus est;
praetendenti capiti, orique ejus impensa sanie,
brevi ante Princeps Senatus, Romanique nominis titulus, tum pretium inierfei toris sui.
Praecipue tamen solvit pectora omnium in lacrymas gemitusque vi sa ad caput ejus deligata
manus dextera divinae eloquentiae ministra:
caeterorumque caedes privatos luctus excitaverunt, illa una communem.
XXII Somigliante a quel di Cremuzio Cordo
fu il destino di Tito Labieno, e delle Storie
da lui scritte. Di lui parla assai.lungamente Seneca il retore. (Proem. l.5. Controv.) che avealo
conosciuto; e cel descrive come uomo non
meno per vizj che per eloquenza famoso. Povero di sostanze, infame pe’ suoi delitti, avuto
in odio da tutti, e per la rabbiosa sua maldicenza detto scherzevolmente Rabieno, era
nondimeno tale nel perorare, che anche i suoi
più aperti nemici costretti erano a confessare
ch’egli era uomo di grandissimo ingegno. Lo
stile da lui usato era come di mezzo tra quello
del buon secolo precedente e quello che allora era in fiore: Color orationis antiquae, vigor novae , cultus inter nostrum ac prius
seculum medius, ut illum posset utraque pars
sibi vindicare. Avea egli scritta una Storia in
cui sembra che narrasse le ultime guerre civili,
e in essa avea parlato con tal libertà che pareva , dice Seneca , che ei non avesse ancor
deposto lo spirito pompeiano: ed egli stesso
Timboschi, Voi. IL 16
XXII.
Simigliali*
te siiuu di
i ito LabirUO-