die ben fatto, a fin ili piacere alla moltitudine; mentre potresti, se tu fosti uom saggio
e amante del vero, renderti illustre ned esaminarlo studiosamente? Perchè ti abusi tu per
tal modo dell’ignoranza de’ tuoi uditori per
malmenare gli antichi? Vorrai tu forse, impudentissimo uomo, che gli artigiani pari a
tuo padre debban dar giudizio de’ medici? Innanzi a tali giudici tu vincerai certamente ,
qualunque cosa tu dica o contro Ippocrate...
o contro qualunque altro tra gli antichi. E
poco appresso: Io credo certo che tu non abbi
letti giammai i libri d’Ippocrate, o almeno che
non gli abbi intesi; e se pure gli hai intesi,
tu non puoi certo giudicarne, tu che fosti da
tuo padre istruito a scardassare insiem colle
donne la lana. Perciocchè non voler pensare
che noi non sappiamo o l’illustre tua nascita ,
o il tuo-profondo sapere. In tal tenore continua lungamente Galeno un’amarissima invettiva
contro di Tessalo, cui non cessa più altre volte
di mordere e rimproverare aspramente (l. 1
de Crisibius, c. 9; De Simiplic. Medicam.
Facultat. l. 5, i3, ec.); e i titoli di stoltissimo, d’ignorantissimo, di arditissimo sono
comunemente gli encomj di cui ne accompagna
il nome. Galeno sarebbe forse degno di maggior lode, se parlato ne avesse con moderazione maggiore. Ma degno è ancora di qualche scusa il trasporto di un dotto medico che
vede rendersi quasi divini onori a un ignorante
impostore.
IV. La setta però di Tessalo non si sostenne
in Roma fino alla venuta di Galeno, senza cbe