Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/367

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n. Ebbe essa wou di mmo alcuni celebri giureconsulti. 33o LIBRO di un Nerone, di un Domiziano, qual forza potevan avere le leggi? Essi non ne conoscevano altre che le lor passioni e il loro interesse. Gli uomini più innocenti erano accusati de’ più gravi delitti; e a provarli rei era argomento bastevole l’odio dell’imperadore. Le leggi potevano levar alto la voce, quanto loro piaceva, contro de’ più malvagi. Essi eran dichiarati innocenti, se godevaano del favor del sovrano. Gl’imperadori per la Legge Regia dal senato e dal popolo portata in lor favore, secondo alcuni fin dal tempo d’Augusto, secondo altri solo al tempo di Vespasiano (V. Terrasson Hist. de la Jurispr. Rom. part. 3, § a), potevan » a lor piacere annullare e pubblicar nuove leggi; e molto più il potevano per la forza che avevano tra le mani. Quindi poco giovava P affaticarsi a ricercare le leggi già pubblicate, a esaminarne lo spirito , a raccoglierne le conseguenze; poichè un cenno dell’imperadore poteva rendere inutili i più profondi studj. Anzi alcuni tra essi giunsero a disprezzare apertamente ogni sorta di leggi, e già abbiam veduto altrove che il pazzo Caligola si vantava di volerle toglier di mezzo, e tutti dare alle fiamme i libri de’ giureconsulti. II. Ciò non ostante o perchè gl? imperadori medesimi più amanti del dispotismo lasciassero il corso libero alle leggi, quando non si opponevano a’ lor disegni, o perchè si sperasse che dovesser finalmente cambiarsi i tempi, e risalire le leggi all’antico onore, vi ebbe anche a questo tempo non picciol numero di famosi giureconsulti. Noi ne parleremo brevemente,