Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/368

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come ancora altrove abbiam fatto, poichè non vi è forse scienza alcuna di cui abbiam già tante storie, come la romana giurisprudenza; e ci atterrem ragionandone singolarmente all’antico giureconsulto Pomponio, di cui abbiamo una compendiosa storia di quelli che in questo studio si renderon più illustri (Dig. l. 1, tit. 2), giovandoci però al bisogno di altri e antichi e moderni autori.

III. Innanzi a tutti voglionsi nominare due illustri giureconsulti, i quali benchè fiorissero, almeno in gran parte, a’ tempi d’Augusto, ottennero però maggior fama dopo lor morte per molti seguaci eli’ ebbero delle diverse loro opinioni. Furono essi Atteio Capitone e Antistio Libeone; de’ quali il primo fu console, l’altro non volle, come narra Pomponio (l. cit.), benchè un tal onore gli fosse offerto da Augusto. Tutto il tempo voleva ei dare allo studio, e perciò divideva i mesi dell’anno per modo, che sei ne dava a Roma, ove trattenevasi consultando e rendendo risposte, sei ne passava in una rimota solitudine scrivendo libri; e quaranta ei ne compose, molti de’ quali, dice Pomponio, ancor ci rimangono. Or questi due, siegue egli, furono, per così dire, i primi autori di due diverse sette. Perciocchè Capitone attenevasi a ciò che aveva da altri appreso; Labeone all’incontro, fidandosi al suo ingegno e al suo sapere, molte novità introdusse. Così egli ci narra l’origine di queste due sette di giureconsulti, la prima delle quali da due de’ suoi più illustri seguaci fu detta Sabiniana e Cassiana; la seconda per la stessa