Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/387

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35o iiBr.o de’ Gramatici latini è stata più. volte ristamH |)ata (*). L’ultimo de’ gramatici, di cui la menfl zione Svetonio (ib. c. 24), è Marco Valerio " Probo nativo di Berito nella Fenicia) di cui però egli dice che non tenne mai scuola, ma che solo con alcuni amici ei solea trattenersi leggendo e comentando alcuno degli antichi autori, de’ quali solamente era egli ammiratore , benchè vedesse che presso i Romani essi erano ormai caduti in dispregio. Egli avea scritte, dice Svetonio, poche e picciole cose intorno a certe quistioni di niun conto; ma lasciò una non mediocre selva di osservazioni sull1 antico sLile. Servio cita un libro da Probo scritto sulla connessione de’ tempi ad l. 7 Aen. v. 4121) > e Gellio un trattato da lui composto sulle cifere, di cui valevasi Cesare nello scriver le lettere (Noct Att. l. 4, c. 7). In fatti sotto il nome di Probo abbiamo tuttora un libro sulle cifere de’ Romani, e abbiamo pure due libri di Gramatiche Istituzioni; e l’una e l’altra opera si posson vedere nelle Raccolte degli antichi Gramatici. Egli visse, secondo la Cronaca Eusebiana, a’ tempi di Nerone. (*) Del gramatico, o poeta Rennio Fnnnio Palemone Im scritto, dopo Ja pubblicazione ili questo tomo, il P. Angiolgabriello da S. Maria (BUd de.’ S riti. Picene. /. 1, p. 1, ec.). Sulle notizie eli’ei ce ne ha date, si è fatta qualche critica riflessione in questo Giornale di Modena (t. 8, p. 1 , ec.); e a queste riflessioni si è egli studiato di rispondere (praef. ai t. 4 della Bibl.). ÌVoi lascerem che ogriuii decida , come meglio gli sembra, sulle notizie, sulla critica e sulla risposta.