Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/427

Da Wikisource.

3go imo VI. Or tornando a Nerone, se egli era avido ricercatore de’ lavori dell’arte, non erane sempre buon giudice; e ben di elio a vedere quando

ageingnendo che il bronzo nasco più perfetto dalla più perfetta composizion de’ metalli, sicché.1011 basti Posare i metalli preziosi, ma convenga saperli unire e comporre con quella proporzione die forma il bronzo perfetto; e che perciò Plinio osserva che Ner< ne era pronto a dare argento ed oro, quanto fosse bisogno ,4 Ìier farci conoscere che se il bronzo non riuscì perfetto , ciò non fu per mancanza di noe’ metalli onde esser dovea composto, ma perchè l’artefice non fa abbastanza sperto nel far quella composizione , e che Plinio perciò ebbe ragion di affermare interiisse fanzini di aeris scìen,!am. Dopo ciò il sig ab. Gian-Girolamo Carli, segretario della reale Accademia di Mantova , in due sue lettere de’ 6 e de’ 23 di gennaio I del 1777 mi diede avviso che in una dissertazione da lui recitala in Mantova nel giugno del 1775, e prima • ancora, benché più in compendio, detta in Siena nella primavera del 1774 , ne avea recata a un dipresso la medesima spiegazione. Più a lungo si è steso nel rischiarar questo punto, e nel comprovar maggiormente la medesima spiegazione il sig. ab. Tommaso Puccini in una sua lettera scrittami da Roma a’ 2> di luglio 1 del 1778, che io stimo di far cosa grata a’ lettori col j riportare qui stesamente. « Voi lo avete detto nel Di- j u scorso Preliminare alla dottissima Stona tanto deco- 1 « rosa alla letteratura italiana. che anzi che sdegnarvi « contro chi vi additasse le inesattezze e gli sbagli corsi « nella vostra opera. gliene sapreste buou grado. Prou fitto della libertà che avete fatta comune a tutti , e « vi prego a riassumer meco per un momento ciò che a nel libro 1. tomo 2, pag. 231 , 232 avete scritto « su quel passo di Plinio (fiist. noi. t. 34, c. 7) al« Insivo al colosso di bronzo che Nerone fé’innalzare « alle sue glorie, mediante l’opera e l’industria di « Zenodoro, chiamato a questo effetto dalle Gallie in « Roma, come il più abile artista che fiorisse a quel vt. Novità introdotte n»-lla pittura.