Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/433

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09O LIBRO Pittura facesse di questi tempi in Roma. Sott0 impero di Claudio, dice il medesimo Plinio (ib.c. 1), si trovò l’arte di dipinger sul marmo, a e le premure di Zenodoro (le quali dovettero es. « se>e al sommo diligenti, perchè dalla bontà e ric. a chezza del bronzo non ne risentiva dispendio alcuno) « n n ebbero più.felice successo della prodigalità di « un imperadnre. E egli possibile d’immaginare che « siansi mai combinate insieme due riprove più certe a e più atte a persuadere la perdita di qualunque arte « o scienza che sia stata una volia nel più florido « s^to di perfezione? Nè punto discorda dalla mia in« terpretazione, anzi con essa combina a meraviglia « ciò che in ultimo luogo riflette Plinio, cioè che « tanto più si rese evidente la dimenticanza di fon« dere il bronzo, quanto fu maggiore in 7cnodoro la « perizia nell’arte Infatti , se Zenodoro non fosse u stato che un mediocre artefice, quali erano per la « massima parte i suoi contemporanei, niuno forse » sarebbe stato accorto a rilevare la pessima qualità u del metallo, come impiegato in opera di poca esti« mazione; ma essendo egli di tanta eccellenza da anu dar del pari con gli antichi di maggior fama, cd « avendo perciò ben modellato e cesellato il suo coti losso , è da credere che niuno vi fosse in Roma , al « quale non riuscissero molto sensibili i difetti della « materia di gran lunga inferiore alle finezze dell’arte; u tanto più che a quel tempo vi era (dirò così) un « popolo di statue tratte dalla Grecia in metallo il più u pre7,ioso e più fino. Ecco la mia interpretazione. <> Certamente o che io prendo un grosso sbaglio, o « che ella è chiarissima Vi prego di esaminarla , e u comunicarmi, se vi piace, il vostro sentimento , asci smurandovi che nou sono sì tenace delle mie opi« n oni da non sacrificarle di buona voglia alla verità. u Sono certo che bianconi non si offenderà che altri « d.ssenta dai suoi pensieri. Io lo conosco; egli è « troppo docile e troppo virtuoso. La gloria è per lui u un forte incentivo a coltivare gli studi; ma sa bene