Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/452

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II. Nulla meno felice alle lettere fu l’impero di Marco Aurelio soprannomato il Filosofo, e Lucio Vero, che adottati da Antonino per voler di Adriano gli succederon nel trono l’an 161 } non già che il secondo di essi recasse loro ornamento, o onore alcunoj ch’egli. benchè avesse a maestri i più valenti gramatici , retori e filosofi così greci come latini che allora erano in Roma, e benchè avesse continuamente al fianco molti uomini eruditi, poca disposizion nondimeno agli studj ricevuta avea dalla natura; e perciò, trattine alcuni versi e poscia alcune orazioni che giovinetto egli scrisse, e non troppo felicemente (seppure egli stesso le scrisse e non altri per lui, come da alcuni si sospettava), egli non fece nelle scienze progresso alcuno (Capit. in ejus Vita, c. 2); e molto meno allor quando salito all’impero abbandonossi liberamente a’ più detestabili vizj. Ma Marco Aurelio degno successor d’Antonino, e nelle virtù filosofiche migliore ancora del suo predecessore, seppe impedire il danno che dalla dissolutezza del suo collega venir poteva all’impero. Io non so se in tutta l’antichità profana vi abbia un uomo che possa con lui venire a confronto. Tutte le virtù di un privato furono in lui congiunte a tutte le virtù di un sovrano. Modesto nella grandezza, sobrio nelle delicie, casto in mezzo a’ piaceri, austero in mezzo agli agi fino a dormire sul terren nudo , fu al tempo medesimo guerrier vvaloroso, giudice incorrotto, padre amantissimo de’ suoi sudditi, e liberale ristoratore delle pubbliche e delle private calamità. La setta stoica,

II. Elogio dì M. Aurelio.