Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/471

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XIV. Da Diodezinno (ino a Cojtduliiiu. 434 LIBRO di Traiano una statua, non come a Cesare ma come ad oratore, con questa gloriosa iscrizione: Numeriano Caesari oratori temporibus suis potentissimo. Tutto ciò da Volpisco Destino veramente infelice di Roma che gli 0u timi principi ch’essa ebbe di questi tempi, e da’ quali lo Stato e le scienze avrebbon potuto trovar ristoro agli antichi lor danni, tutti le fos. ser rapiti da presta morte; e che perciò per mancanza di opportuni rimedj il male si facesse ognora peggiore, e si rendesse troppo difficile, e quasi impossibile il rimediarvi. XIV. Diocleziano nato di bassa stirpe nella Dalmazia, ebbe nondimeno virtù e talenti superiori alla sua condizione; e in ciò singolarmente che appartiene a prudenza e a valor militare, potè andar del pari coi più famosi guerrieri. Il fasto e l’avarizia però, e molto più la crudelissima persecuzione mossa contro dei Cristiani, oscurarono molto sì grandi pregi. Di questa nondimeno il principale autore non fu egli, ma Massimiano Galero, di cui or parleremo, che non cessò d’importunare Diocleziano, finchè non n’ebbe ottenuto il fatale editto di morte contro i seguaci di Cristo. Diocleziano nel secondo anno del suo impero elesse a suo collega Massimiano soprannominato Erculeo, uomo coraggioso esso pure, ma del rimanente rozzo, crudele e mal costumato. Quindi l’anno 292, per le turbolenze" ond’era sconvolto l’impero, convennero insieme i due imperadori di nominare altri due loro colleghi col nome di Cesari; e Diocleziano adottò a tal fine.Massimiano Galero figliuolo di un bifolco della