Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/485

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4 fS unno II. Quegli che maggior fama per avventi«ottenesse in quest’arte, fu Frontone Cornelio di cui parla Gellio con grandissimi elogi. Ed io, dice (l. 19, c. 8), essendo ancor giovinetto, prima, di trasportarmi di Roma in Atene, nelle ore che mi rimanevan libere dalla scuola, me n’andava a visitar Frontone Cornelio , e godeva de’ discorsi elegantissimi e pieni ri erudizione, che da lui si tenevano; nè avvenne mai a me o ad altri di udirlo, senzachè ne tornassimo più istruiti, o più dotti. Un’altra volta ce lo descrive (ib. c. 10) circondato da una turba d’uomini per dottrina, per nascita e per ricchezze ragguardevoli, concorsi per udirne gli eruditi ragionamenti. Dione lo chiama uomo di somma autorità , e che più di tutti era in pregio nel trattare le cause (l. 69). Nella Cronaca Eusebiana ancora egli è detto chiarissimo oratore (ad an. Ch. 163). Sembra nondimeno eli’ egli esercitasse la professione di retore, poichè fu dato a maestro a M. Aurelio e a Lucio Vero (Jul. Capit. in M. Aur. c. 2; in L. Vero c. 2); e Capitolino di ciò parlando una volta gli dà il nome di oratore, l’altra quello di retore. Anzi i discorsi che Gellio gli fa tenere (l. c. et l. 2. c. 26), e alcuni precetti che di lui ci sono rimasti sulla proprietà delle parole, e che si veggono nell’edizioni degli Antichi Gramatici, ci potrebbero di leggeri far credere ch’egli fosse gramatico. Ma qualunque fosse la professione da lui esercitata, egli ottenne colla sua eloquenza applausi e onori non ordinarj. Marco Aurelio, che loda i saggi avvertimenti che avea da lui ricevuti, il f’F