Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/486

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SECONDO 449 ,ollcvare all’onore del consolato (Auson. in Grat. Act.), e innoltre chiese al senato che gli fosse innalzata una statua (Capit, in M. Aurel, c. 2). la gloria di Frontone Cornelio ebbe fine colla sua vita. La sua eloquenza rimase illustre tra’ posteri più secoli dopo la sua morte; anzi ei fu considerato come capo di una nuova setta, per così dir, di eloquenza. In fatti Macrobio, che viveva a’ tempi di Teodosio il grande , volendo parlare di diversi generi d’elo queiiza, così li divide e li diffinisce: Quatuor | ¡uni genera dicendi: copiosum, in quo Cicero dominatur; breve, in quo Sullustius regnat; siccum, quod Frontoni adscribitur; pingue et floridum, in quo Plinius Secundus quondam, nunc nullo veterum minor noster Symmacus luxuriatur (Saturn. l. 5, c. 1). E Sidonio Apollinare ancora, che fiorì nel v secolo, fa menzione de’ Frontoniani (l. 1, ep. 1), cioè di quelli che anche allora seguir volevano l’eloquenza di Frontone, e della gravità Frontoniana (l. 3, ep. 3); e scrivendo a un certo Leone che contava Frontone tra’ suoi maggiori , gli dice che non è maraviglia ch’ei sia eloquente, essendosi in lui trasfusa l’eloquenza di sì grande oratore (l. 8, ep. 3). Egli ricorda singolarmente un’orazion di Frontone contro di Pelope, dicendo che nelle altre egli aveva superato gli altri oratori, in questa se stesso (l. 8, ep. 10). Ma nel lodare Frontone più di tutti si è inoltrato, benchè con poche parole, Eumenio oratore del iv secolo, il quale rammentando un panegirico da lui fatto all’imperador Antonino, lo chiama Romanae eloquentiae non secondina Tiraboschi, Voi. II. 29