Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/487

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45o LIBRO sed alte rum decus (Paneg. Constantio n. i.f). colle quali parole sembra eh’egli il metta del paro con Cicerone. Questi sì grandi elogi che veggiam fatti di Frontone, ci fan bramare di avere alcuno de’ suoi componimenti, da cui conoscerne lo stile e l’eloquenza. Ma trattine i precetti mentovati di sopra, e qualche parola che se ne vede citata da Sosipatro Carisio nulla cc n’ è rimasto. III. Ma noi parliam di Frontone come se a fosse nostro; e i Francesi se ne dorranno per avventura, poichè affermano che Frontone deesi porre nel numero de’ loro uomini illustri. Alcuni, dicono i dotti autori della Storia Letteraria di Francia (t. 1, part. 2, p. 282), il fan nativo iV Alvernia, alcuni altri di Perigord, altri inde ter minatamente dell’Aquitania. Quando essi ne recheranno le pruove, ci rallegreremo con loro di questo onore. Checchè ne sia, continuano gli stessi autori, pare che non si possa dubitare ch’ei fosse Gallo di nascita. È certo che alla fine del IV secolo e al principio del quinto vi avea in Clermont nell’Alvernia una famiglia del nome del nostro autore, e che S. Sidonio (Apollinare) lo annovera tra gli antenati del dotto Leone che era di Narbona e ministro del re Enrico. Ecco tutte le prove che da’ Francesi si possono arrecare in conferma della loro opinione. Ma la famiglia de’ Frontoni che era in Alvernia al fine del iv secolo, era ella la stessa che la famiglia del nostro Frontone Cornelio? E Leon di Narbona non potea egli discendere da Frontone per canto di madre, ed esser perciò di famiglia e