Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/495

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VII. Di Aspa sin da Ravenna. VIII. Sofisti greci in Roma, e primieramente Attico Erode. 458 LIBRO pruova bastante, almeno pel lungo soggiorno in Roma. VII. Finalmente di Aspasio nativo di Ravenna ci ha lasciato distinta memoria Filostrato (Vit Soph. l. 2, c. 31) che rammenta singolarmente come egli fu nell’arte rettorica istruito da De metriano suo padre, uomo egli pure versatissimo in quest’arte; che fu uomo dottissimo; che viaggiò per molte provincie or coll’imperatore Alessandro, or con altri; e che fu a lui confidata la romana cattedra, cioè, come pare che intender si debba, l’impiego d’insegnar la rettorica nel romano Ateneo. Altre notizie a lui attinenti si posson vedere presso il mentovato scrittore e presso l’eruditissimo P. ab. Ginanni (Mem, degli Scritt. Ravenn. t. 1, p. (60). VIII. Ed ecco tutto ciò che della romana eloquenza di questi tempi ho potuto a grande stento raccogliere; giacchè più oltre non ci somministrano le storie e i monumenti antichi. Solo ci conviene qui aggiugnere alcuna cosa de’ greci sofisti che per l’eloquenza si renderono illustri in Roma, dei quali era proprio singolarmente il parlare senza apparecchio di qualunque argomento venisse loro proposto. Tra essi più famoso fu Tiberio Claudio Attico Erode ateniese di patria, e maestro nell’eloquenza greca di M. Aurelio e di Lucio Vero (Jul. Capit in M. Aur. c. 2, et in Vero c. 2). Egli dall’imperadore Antonino fu in ricompensa sollevato all’onore del consolato l’an 143. Filostrato ne parla lungamente e con molte lodi (Vit. Soph. l. 2, c. 1), e narra, fra le altre cose,