Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/496

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SECONDO ,j.H) cl7e amava meglio la gloria di fare all’itnprovv;so un ragionamento eloquente, che qualunque altro ancor grandissimo onore; e che avendone fatto uno in età giovanile innanzi ad Adriano, conoscendo di non esservi ben riuscito, se ne afflisse per modo che fu vicino a gittarsi disperatamente entro il Danubio. Nè solo tenne egli scuola d1 eloquenza a1 due mentovati imperadori, ma insegnolla ancora pubblicamente in Roma. Essendo in Atene, ove poscia si trasferì, ebbe l’onore di alloggiar in sua casa l’imperador Lucio Vero. Convien dire che il suo sapere medesimo lo rendesse orgoglioso ed.altero; poichè ebbe ardire di declamare pubblicamente contro di M. Aurelio in presenza di lui medesimo, per tal maniera che pareva che avesse ad aspettarne la morte. Ma il mansueto imperadore dissimulò l’audacia del temerario sofista; ed anzi avendo poi questi avuto coraggio di scrivergli, dolendosi che più non l’onorasse, come era solito, di sue lettere, l’imperadore gli fece una sì amichevol risposta che sembrava non aver mai ricevuta da lui offesa di sorte alcuna. Di Erode Attico parla ancora più volte Aulo Gellio (l. 1, c. 2; 9, c. 2; l. 18, c. 10; l. 19, c. 12) che il conobbe, e con lui conversò spesso in Atene, e ne loda l’ingegno e il sapere, e rammenta la bella e amenissima casa di campagna ch’egli avea presso Atene, detta Cefisia. IX. Molti altri sofisti greci vissuti a questo tempo medesimo, quai più quai meno in Roma, trovansi nominati presso Filostrato, come Alessandro di Seleucia (Vit Sopii. I. 2, c. 6),