Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/498

Da Wikisource.

SECONDO 46• L yl. Aur. c. 3; in Vero c. 2), e Serapione maestro pur di eloquenza ad Alessandro Severo Lampr. in Alex. c. 3), ed Euganio maestro del giovine Massimino (Jul. Capit. in Maximóto /////■ c- 1); 0(1 altri che si potrebbono nominare, ma de’ quali poco più sappiamo comunemente che il mero nome. Il vedere però sì gran numero di retori e sofisti greci in confronto di sì scarso numero de’ latini, ci fa conoscere quanto fossero allora tra’ Romani illanguiditi gli studj. Essi se ne stavano spettatori tranquilli e oziosi ammiratori de’ Greci; ma non avendo motivo alcuno che gli spingesse ad imitarne l’esempio, appena si curavano di volgersi a quegli studj che lodavano in altrui. X. Io passerò ancor leggermente su’ diversi Filostrati che fiorirono di questi tempi. È incerto quanti essi fossero, e quali sian le opere di ciascheduno. Veggansi i diversi pareri di Suida, del Vossio, del Meursio, del Jonsio, del Tillemont, del Fabricio raccolti insieme da Goffredo Oleario nella magnifica edizione delle )Opere dei Filostrati da lui pubblicata in Lipsia l’an 1709. A me sembra più di tutte probabile l’opinion dello stesso Oleario , che tre Filostrati riconosce: il primo figliuol di Vero, sofista in Atene, e autor di più opere che rammentansi da Suida, ma tutte ora smarrite. Il secondo figliuol del primo, che visse lungo tempo in Roma regnando Settimio Severo, ed entrato nella grazia di Giulia Donna moglie eli’ imperadore, la quale volea mostrarsi fomentatrice e coltivatrice de’ filosofici studj, per comando da essa avutone scrisse in otto libri