Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/500

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.„dacia ili rispondere improvvisamente a qualunque questione lor si facesse. Erano perciò uditi con maraviglia; e l1 orgoglio di cui erano gonfi, faceva che qualunque cosa dicessero, si pronunciasse da essi in un tuono autorevole d’impostura, che sorprendeva ea’abbagliava non solo il volgo ignorante, ma quelli ancora ch’erano mediocremente colti. Quindi al vedere uomini che senza grande studio dicevano nondimeno cose maravigliose tanto e sublimi, spargevasi una cotao’opinione che non era poi necessario l’affaticarsi tanto su’ libri per divenire uomo eloquente; e i buoni studi venivan perciò dimenticati e negletti. Aggiungasi che costoro di ogni altra scienza che non fosse quella di ben parlare, ragionavano con disprezzo, di che li riprende aspramente Galeno (De pulsuum differen.); e quindi a chi gli udiva e gli ammirava persuadevano facilmente di non curarsi punto di qualunque altra letteratura. E che aggiunto alle altre circostanze in cui trovavansi i Romani, affrettò maggiormente tra essi il decadimento totale di tutte le scienze.

Capo IV.

Storia.

I. Qualche maggior numero di coltivatori ebbe a questo tempo la storia, o almeno hanno essi avuto più felice destino, poichè alcuni de’ loro libri, benchè in piccolo numero, si sono fino a noi tramandati. Ma questo studio