Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/509

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473 LIBRO soli farem menzione, i più antichi di quest’ poca sono Appiano Alessandrino e Arriano di Nicomedia. Il primo scriveva la sua Storia coni’ egli stesso afferma (in Syriac.), circa dugent’anni dopo il cominciamento della monarchia di Cesare, cioè circa la metà del secondo secolo cristiano. Egli erasi per qualche tempo esercitato nel trattar le cause nel Foro; poscia gli fu dagl’imperadori affidata l’aniministrazione de’ loro beni, come dalla sua stessa prefazion si raccoglie. Prese egli a trattare un argomento che già da molti altri scrittori era stato illustrato, cioè la storia romana; ma per dare alla sua opera un nuovo aspetto, in vece di seguir T ordine cronologico, come gli altri avean fatto, scrisse separatamente di ciascheduna delle nazioni che dai Romani erano state soggiogate, e delle guerre ch’essi perciò aveano sostenute. Quindi scrisse ancora la Storia delle funeste guerre civili che per tanti anni travagliata aveano la repubblica. Sette intieri libri delle guerre straniere, e cinque delle civili ci son rimasti, oltre qualche frammento. Ma assai più aveane egli scritto, come raccogliesi e da lui stesso che cita alcuni suoi libri che or più non abbiamo, e da Fozio che ne annovera ventiquattro (Bibl. c. 57). Lo stile, secondo il parere dello stesso Fozio, ne è semplice, ma è sincero il racconto, e assai opportuno ad istruire chi il legge nell’arte militare. Egli è però ripreso da alcuni di essersi fatto bello delle fatiche altrui, e di aver preso molto da Polibio e da Plutarco (V. Voss. de Histor. gr. l. 2, c. i3; e Fa.br. Bibl. gr. l. 4, c. 12). Il secondo, cioè