Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/539

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V. Di Domizio Ulpiano. 5oa LIBRO di Caracalla contro di suo fratello, cercò, ma inutilmente, d1 impedirne la morte. Ma le virtù di Papiniano furono quelle appunto che contro di lui irritarono il crudel Caracalla, il quale gli tolse dapprima la dignità di prefetto del pretorio (Dio. l. 77), e poscia o comandò, o certamente permise che fosse dai soldati ucciso. Molte opere legali avea egli pubblicate, delle quali si citano ne’ Digesti varj frammenti, ed esse furono in sì gran pregio, che nel Codice Teodosiano si ordina (V. Heinecc. l. cit. § 3 29) che ove pari fossero i voti de’ giudici, prevalesse quell’opinione che avesse in suo favore l’autorità di Papiniano. V. A Papiniano nella fama di celebre giureconsulto succedette Domizio Ulpiano nativo di Tiro, e nella sorte infelice ancora gli fu somigliante. il dissoluto Eliogabalo perciò appunto allontanollo dalla Corte, perchè era uomo di probità incorrotta (Lampr. in Heliog. c. 16), ma non giunse a privarlo di vita. Alessandro Severo ne riconobbe il merito, e il fece ancora prefetto del pretorio; benchè altri vogliano che tal dignità avesse già ricevuta da Eliogabalo (id. in Alex. c. 26). Anzi Alessandro lo ebbe sempre in conto di suo tutore, e a lui concedeva ciò che negava ad ogni altro, cioè di trattenersi solo a solo con lui (ib. c. 31); e a’ consigli di Ulpiano singolarmente attribuivasi il prudente e saggio sistema di governare ch’egli tenne (ib. c. 51). Ma Ulpiano era uomo d’inflessibile severità, e perciò odiato da’ pretoriani che cominciavano allora a non voler ricevere legge da alcuno. Alessandro il difese più