Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/588

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TERZO 551 dell1 imperador Antonino Pio (/fa. Cyprian. iti), altri più comunemente il fan posteriore di molto; ma certamente egli è più antico di Lattanzio, il quale fa menzion di Minucio (Inst. l. 1, c. 11; l. 5, c. 1); e perciò convien dire eli’ egli vivesse al più tardi circa la metà del III secolo. Credesi da molti eli’ ei fosse africano, ne noi abbiam ragione a negarlo; ma visse lungamente in Roma, e vi si esercitò nel trattare le cause, come abbiamo da S. Girolamo: Minutius Felix Romae insigni caussidicus (De Vir. ill. c. 58). Ma vi sarà forse chi pensi, come ho dubitato io pure, ch’egli solamente, mentre era ancor gentile, in ciò si occupasse; e che abbracciata la religion cristiana abbandonasse l’antica sua professione. Egli stesso però chiaramente ci mostra eli’ egli anche cristiano proseguì a trattare le cause; perciocchè nell’esordio dei suo dialogo intitolato Ottavio egli dice che era uscito di Roma godendo l’opportuna occasion del riposo che gli davano dalle giudiciali fatiche le ferie autunnali: sane et ad v inde mi am ferine judìciariam curam relaxaverunt (c. 2). Continuò egli dunque ancor cristiano a esercitarsi nel foro, nè pensò che la religione da lui abbracciata gliel divietasse. E forse lo studio delle leggi e dell’eloquenza, a cui perciò dovette impiegar molto tempo, non gli permise di acquistare quella cognizione intera e profonda de’ nostri misterj che a trattar l’argomento del suddetto suo Dialogo sarebbe stata opportuna. Perciocchè, quanto egli è felice nel deridere i superstiziosi errori degl’Idolatri, altrettanto è superficiale e leggiero