Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/60

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preliminare 23

fecondità; che in un anno il freddo è maggiore assai, la pioggia più copiosa che in un altro. Qual maraviglia dunque che in una stagione siano gli ingegni e più scarsi e più lenti che in un’altra; poichè quella stessa diversa temperie d’aria, que’ venti medesimi, quelle medesime esalazioni che producono queste vicende ne’ corpi, debbon produrle ancora negli animi. Io concederò volentieri tutto questo ragionamento all’ab. du Bos; ma io credo di poter qui ancora rivolgere contro di lui le sue proprie arme. Avvi certamente questa varietà e incostanza nella naturaj ma, come è osservazione costante degli esatti calcolatori, benchè le piogge, le nevi, le raccolte siano in diversi anni diverse, se nondimeno si uniscano insieme tutte quelle di un secolo, ed anche solo di 50 anni, e si confrontin con quelle di un altro spazio somigliante di tempo, appena si vedrà tra esse notabile diversità. Dunque ancor negli ingegni, se essi dipendessero da queste stesse cagioni, appena si vedrebbe differenza di conto alcuno tra gli ingegni d’un secolo e quei dell’altro; e se da queste cagioni dipendesse il coltivarsi più o meno le scienze, nascerebbero in alcuni anni coltivatori maggiori in numero ed in valore che in altri; ma in un secolo ne sarebbe a un di presso uguale la somma. E nondimeno veggiamo sì grande diversità tra’ secoli e secoli; e una lunga serie di essi giacersi abbandonata e dimenticata ne’ fasti della letteratura; altri ricordarsi come gloriosi ad essa e degni di immortale memoria.