Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/600

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quarto 563 troppo facilmente hanno fatto alcuni de’ suoi adoratori, il preghiamo a rispondere, non con ingiurie nè con motteggi, ma con ragioni e con pruove, a un certo ab. Nonnotte da lui ben conosciuto, il quale ha avuto ardire di contradirgli (Les Erreurs de Voltaire t. 1, c. 4), e di cui ci vien detto che sia alquanto superbo, perchè il sig. di Voltaire non ha ancora avuto coraggio di fargli una seria e ragionevol risposta. E ci permetta frattanto di parlare di Costantino, come ne han finora parlato tutti gli antichi ed i moderni scrittori. II. Ma in Costantino noi non dobbiamo cercare se non ciò che appartiene alla letteratura italiana. E in questa parte, a dir vero, noi non possiamo farne que’ grandi elogi che per tanti altri riguardi a lui si debbono giustamente. La città di Costantinopoli da lui innalzata a gareggiare con Roma, e scelta a sua stabil dimora , come a Roma e a tutta l’Italia, così all1 italiana letteratura fu sommamente fatale. Roma avea tuttora il glorioso titolo di capitale del mondo; ma il mondo volgeasi colà ove risieder vedeva l1 iinperadore. I più importanti affari trattavansi a Costantinopoli; a Costantinopoli accorrevano tutti i più illustri e i più celebri personaggi; e a Roma altro quasi non rimaneva che la magnificenza delle sue fabbriche , e un’ombra apparente di pompa e di maestà. Quindi, per così dire, gli studj passarono da Roma a Costantinopoli, ed ivi fiorirono felicemente, ove sperar potevano ricompensa ed onore. Anche allor quando dopo la morte di Costantino, diviso l’impero in due ii. Lu fondaxinn di Cosl.iutino|>oli reca danno alla lelleratura italiana.