Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/626

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quarto 5o<) sicché non siano l’uno all’altro di vicendevol disturbo. Ed ecco con questa legge formata, per così dire, una intera e compita università in Roma. Ma questa legge che, qual è espressa nel Codice di Giustiniano, comprende veramente.anche le scuole e i professori di Roma, fu ella veramente a’ tempi di Valentiniano III pubblicata per essi ancora, o solamente per quelli di Costantinopoli? Il soprallodato P. Caraffa contro il sentimento del Gotofredo sostiene che fin d’allora comprese amendue le città imperiali. Ma a me sembra che le ragioni dal Gotofredo arrecate comprovino chiaramente la sua opinione (in not. ad Cod Theod. l. 14 > tit. 9), poichè questa legge è connessa, coni’ egli osserva, con altre che appartengono a Costantinopoli, e Valentiniano III era allora fanciullo di sette anni, e non potè perciò aver parte in questa legge che da Teodosio solo fu pubblicata, e poscia da Giustiniano fatta comune anche a Roma. XIX. In fatti troppo infelice era allora lo stato di questa città, perchè si potesse pensare < a farvi rifiorire le scienze; e assai peggiore an- ‘ cor se ne fece la condizione dopo la morte di Valentiniano III, ucciso, come si è detto, l’anno 455. Poco oltre a venti anni si mantenne ancora il romano impero, e in sì breve spazio di tempo vedremo nove imperidori succedere l’uno all’altro, quasi tutti costretti a discender dal trono appena v’eran saliti. Massimo ch’era stato, benchè occultamente, il principale autore della morte di Valentiniano, fu il primo a prendere il diadema; uomo che per le piò