Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/627

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5c)0 LIBRO luminose cariche con singolare onor sostenute sarebbene sembrata degno, se non P avesse usurpato. Eudossia vedova di Valentiniano, nulla sapendo ch’ei fosse stato il traditore di suo marito, accettò le nozze di Massimo. Ma poichè egli credendosi omai sicuro le ebbe svelato T arcano, ella montò in furor così grande che per vendicarsi chiamò dall’Africa Genserico re de’ Vandali. Questi viene in Italia con un possente esercito. I soldati romani atterriti si rivolgono contro di Massimo, e dopo tre soli non interi mesi d’impero lo uccidono. Ma Genserico s’avanza ed entra furiosamente in.Roma. Il gran pontefice S. Leone che avea calmato il furibondo Attila, ottenne ancora dal Vandalo, che non usasse coll’infelice città e co’ miseri cittadini nè fuoco nè tormenti nè strage. Quattordici giorni durò il saccheggio; e quanto di più pregevole potè cader nelle mani di que’ barbari ingordi, di tutto fecer bottino, e carichi di preda con un gran numero di prigionieri sen tornarono in Africa. Avito, nato di ragguardevol famiglia nell’Alvernia, e generale delle truppe romane, qualche tempo dopo la morte di Massimo fu proclamato imperador nelle Gallie, e riconosciuto ancor da Marciano imperador d’Oriente sen venne a Roma, seco conducendo il celebre Apollinare Sidonio a cui avea data in moglie una sua figlia. Questi recitò pubblicamente in Roma un panegirico in versi in lode del suo suocero (Carm. 7)) e n’ebbe l’onore di una statua di bronzo innalzatagli nel Foro di Traiano (id. Carm. 8). Ma benchè egli ne dica grandissime lodi, gli