Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/640

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quarto 6o3 annoverarlo tra’ nostri. Io non tratterrommi però a esaminare ciò che a lui appartiene, intorno a che si posson vedere, oltre a tutti i trattatori della storia e degli scrittori ecclesiastici, il ch. Muratori (Anecd. lat. t: 7), e l’erudito P. Remondini Somasco che ne ha scritto con diligenza ed erudizion singolare (Stor. eccl. di Nola t. 2). Oltre alcune sue opere che si sono smarrite , molti poemi egli scrisse, e parecchi di essi in lode del suo S. Felice di Nola, e molte lettere ancora a diversi amici. Se gli uni e le altre non ci fossero tra le mani, noi avremmo ad essere inconsolabili della lor perdita; tanti e sì grandi elogi ne veggiam fare dagli scrittori che a lui furono uguali. Le lodi che ne dice Ausonio (ep. 19 et seq.), son tali ch’io non. so qual maggior encomio potesse, egli fare a Virgilio, o a Cicerone. Anche altri scrittori di quel medesimo tempo ne parlarono in somma lode, e i loro elogi si posson vedere raccolti dal sopraccitato P. Remondini (l. cit. p. 189, 4^9? ec-)- E nondimeno chiunque ora legge i Poemi e le Lettere di S. Paolino , quanto più ne ammira la pietà, la perizia nelle Sacre Scritture, e una cotal sua particolare dolcezza e soavità, tanto meno ne loda le espressioni e lo stile, che non si può negare che non sia basso ed incolto. Esso però è migliore di quello che allora comunemente si usava anche da’ più dotti scrittori; e certo lo stile di S. Paolino nelle sue Lettere è assai meno incolto di quello di Sidonio Apollinare che vivea verso il medesimo tempo, e che godeva la fama di eloquente oratore. Quindi al paragone