Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/654

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QUARTO Cl^ giudici, ei vi udiva i più eloquenti oratori disputar gli uni contro gli altri così animosamente, che spesso lasciata in disparte la causa si trattenevan soltanto nel mordersi e nel mottegiarsi a vicenda. V. Ma ciò che di S. Girolamo non si può affermare, sembra che negar non si possa di S. Agostino, cioè che egli tenesse in Roma scuola pubblica di eloquenza. Per qual motivo ei risolvesse di trasportarsi da Cartagine a Roma, egli stesso il racconta nelle sue Confessioni: Non volli già io, egli dice (l. 5, c. 8), andarmene a Roma per maggior guadagno, e per T onor maggiore che dagli amici mi si prometteva, benchè queste cose ancora mi movevano in quei giorni; ma il principale e quasi solo motivo di questa mia risoluzione si fu T aver 10 udito che ivi studiavasi con più quiete, e, che la gioventù era tenuta più infreno, sicché non entrasse all’improvviso e sfacciatamente, nella scuola di quello che non è l’usato suo maestro; e che niuno si ammettesse a scuola alcuna, se il maestro nol permetteva. Al contrario in Cartagine ella è sfrontata e indegna la libertà degli scolari. Entrano arditamente in iscuola, e sconvolgono l’ordine e il metodo che il maestro prefigge all’ammaestramento de’ suoi discepoli. E prosiegue descrivendo il libertinaggio che tra la studiosa gioventù regnava in Cartagine. Poscia dopo avere narrato della pericolosa infermità da cui fu in Roma sorpreso, e della sua guarigione, così prosiegue (c. 12): Cominciai dunque a adoperarmi per ciò che condotto aveami a Roma, cioè per insegnare v. S. Agostino tiene scuola ÌU Ruma.