Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/660

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QUARTO 623 molti retori ed oratori illustri, e ne loda singolarmente la pompa: Pompam Palladii (l. 5, ep. 10). VIII. Alcuni altri veggiam nominati da Simmaco, che celebri furono in Roma, mentre ei ci vivea, e che furono professori di eloquenza, o almeno in essa si esercitarono. Egli scrive gran lodi ad Ausonio di un certo Giuliano (l. 9, ep. 43), e il loda singolarmente perchè avea in sè accoppiati due pregi che assai difficilmente, egli dice, ritrovansi congiunti insieme , cioè la modestia e f eloquenza. Più lettere abbiamo inoltre da lui scritte ad Antonio (l. 1, ep. 89, 90, ec.), il quale pare che dall’impiego di retore passato fosse a quel di oratore; perciocchè nella prima di esse con lui si rallegra perchè con un’orazione recitata poc’anzi in senato accresciuta si avea quella gloria che col magistero si avea dinanzi acquistata , ed esalta la grazia insieme e la maestà degna di quell’augusta assemblea, con cui egli avea favellato. Egli fa ancora menzione di un cotal Gallo retore cui propone per maestro de’ fìgliuoli di Nicomano Flaviano (l. 6, ep. 34). Tutti questi che veggiamo stretti in amicizia con Simmaco, dovean essere al par di lui idolatri. Idolatra ancora era Paterio o Patera che prima nelle Gallie, poi in Roma fu professor d’eloquenza, di cui S. Girolamo parla con molta lode, e dice che teneva la scuola in Roma prima ch’egli nascesse (Chron. ad an. 337 , et ep. 120, ed. veron.). E tale ancora è verisimile che fosse Olimpio greco di nascita, ma passato ad essere sofista in Roma. Abbiam tre lettere da Libanio a lui scritte (Ep. 44®> 4^5, 4^0 > Vili. A 11 ri prufesMtri di que’ tempi.