Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/663

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6a6 libro italiani. Alcuni frammenti e alcuni brevi trattati dell1 arte rettorica abbiamo nella Raccolta de’ Retori antichi di Francesco Piteo, cioè di Aquila romano, di Giulio Rufiniano, di Curio Fortuna ziano, eh Sulpizio Vittore, di Emporio, di Giulio Severiano, e di altri, alcuni de’ quali vissero probabilmente in questi tempi. Ma sì poco è ciò che ci è rimasto di essi, e questo ancora di sì poco valore, che non giova il cercarne più oltre. Si può vedere ciò che di essi hanno scritto il Fabrizio (Bibl. lat. l. 4, c. 8) e il Gibert (Jug. des Maîtres d’Eloq.). X. Il solo oratore italiano del cui stile e della cui eloquenza ci sian rimasti de’ saggi, benchè niuna abbiam delle Orazioni da lui composte, è il celebre Q. Aurelio Simmaco. Era egli figlio di L. Aurelio Aviano Simmaco che fu prefetto di Roma l’anno 363 Nelle belle lettere fu istruito da uno ch’era nativo delle Gallie, come egli stesso con sentimento di gratitudine si protesta (l. 9), ep. 86). Io bramo, egli dice, di dissetarmi a’ fonti della gallica eloquenza; non già perchè V eloquenza romana abbandonati abbia i nostri sette colli, ma perchè X arte rettorica mi è stata nella mia fanciullezza insegnata da un vecchio alunno della Garonna. Per mezzo di questo mio precettore io sono in certa maniera congiunto alle vostre scuole. Qualunque sia il mio sapere, ch’io ben conosco esser piccolo, tutto il debbo alla tua ’ patria. Rallegromi dunque ancora con quelle Muse che nelle belle arti mi dierono il primo latte. E se qualche cosa ti offenderà ne’ miei componimenti, o col tuo silenzio cuopri e