il costume non era ancor così guasto; essi si
eran allora formati agli studj, e potevano agevolmente proseguirli senza che i loro piaceri
ne fossero impediti; e i poeti ancor rimiravano
la loro arte come mezzo a goderne più dolcemente Ma nel decorso de’ tempi il costume
venne ognor peggiorando; la sfacciata impudenza di Tiberio, di Caligola, di Nerone, di
Caracalla, di Eliogabalo condusse il libertinaggio di Roma al più mostruoso eccesso a cui
forse arrivasse giammai. Quindi, poichè cominciò a rattepidirsi quel fervore eli’ erasi acceso ne’ bei tempi della romana letteratura, e
che continuò a mantenere per alcun tempo gli
studj anche in mezzo al libertinaggio, questi
cominciarono ad essere abbandonati, e crescendo sempre più il vizio, ebbero sempre più
pochi coltivatori. Quasi niuno tra gli imperadori de’ primi tre secoli pensò alla riformazion
de’ costumi, perchè quasi niuno di essi fu uomo
a darne in se stesso l’esempio; e se qualcheduno pur vi si accinse, troppo alte radici avea
gittato il vizio, perchè potesse sì facilmente
sradicarsi; molto più che i pochi che vi ebbero , imperadori ben costumati, ebbero la
sventura di aver pessimi successori. Quindi i
fanciulli assai più profittavano degli esempj de’
loro padri, che delle istruzioni de’ retori e
de’ grammatici; e la dissolutezza a cui presto si
abbandonavano, estingueva in loro quel qualunque buon seme di letteratura che avesser
potuto ricevere; e se alcuno vi ebbe tra gl’imperadori , come alcuni veramente ve n’ebbe nel
secondo secolo singolarmente^ che si studiasse