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66° LIBRO
quali fossero le loro leggi, i lor costumi; che
senza adulazione al pari e senza livore ci tracciasse il carattere degl’imperadori e de’ personaggi più illustri di questi tempii Un Polibio,
un Cesare, un Sallustio, un Livio, qual ampio
campo avrebbon qui avuto a spiegare i loro
talenti! Ma il disordine e la confusion dell’impero sembra che si comunicasse ancora a que’
che ne scrisser la storia; e noi non ne abbiamo
una di cui si possa dire con verità che sia
chiara, diligente ed esatta. Noi verrem nondimeno, com’è nostro costume, parlando di quelli
che nati o vissuti in Italia scrissero alcuna cosa
appartenente alla storia di questi, o di altri più
antichi tempi. Non parleremo però che di quelli
che si dicono scrittori di storia profana, poichè
de’ sacri già abbiamo parlato nel primo capo
di questo libro medesimo.
II. Sesto Aurelio Vittore ci ha lasciato un
breve Compendio delle Vite degl’Imperadori
romani da Augusto fino all’anno 23 dell’impero
di Costanzo, cui l’autore esalta adulando con
somme lodi. Egli stesso mostra chiaramente di
esser vissuto a questa età; perciocchè rammenta
e il’compimento dell’xi secolo di Roma, ch’egli avea veduto (c. 28), e che s’incontrò coll’anno 347, e la rovina di Nicomedia avvenuta
per tremuoto a’ suoi giorni (c. 16), cioè l’anno 358. Il Vossio congettura (De Histor. lat.
l. 1, c. 8 > eh’ei fosse africano, per le lodi
eli’ ei dà all’Africa. Ma un altro assai più evidente argomento ce ne somministra lo stesso
Vittore; perciocchè parlando di se, egli confessa
(c. 20) di esser nato in una picciola villa,