Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/725

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VI. Del Codice Tcmlosiauo. 688 LIBRO sembra accennare ch’egli era di nascita siciliano. Ausonio ne loda l’infaticabile studio della giurisprudenza; ma non sappiamo ch’egli o la insegnasse nelle cattedre, o la esercitasse nel Foro, o ne lasciasse alcun monumento. Nè solo in Roma , ma ancora in Oriente era la giurisprudenza infelicemente avvilita; ed ella era anzi un’arte rivolta ad arricchirsi con frode, che a porger soccorso agli altri, come veggiamo dalla eloquente e patetica descrizione che de’ vizj de’ giureconsulti orientali ci ha lasciata Ammian Marcellino (l. 30, c. 4)- Di questo abbandono in cui giaceasi un sì nobile studio, dovea essere in gran parte cagione l’immensa e disordinata moltitudin di leggi che venivano ogni giorno più moltiplicandosi per tal maniera, che Eunapio scherzevolmente chiamò le leggi carico di molti cammelli (in Vita Ædesii). Quindi essendo il loro studio di una intollerabil fatica, appena eravi uomo di onesta condizione che avesse animo d’intraprenderlo, ed esso rimanea tra le mani d’uomini vili e famelici che non volgendosi alla giurisprudenza se non per sordido interesse, cercavan di essere astuti raggiratori, anzichè dotti giureconsulti. VI. Questo disordine in cui eran le leggi, indusse Teodosio il Giovane a formare il Codice che perciò dicesi Teodosiano, che fu pubblicato l’an 438, in cui, scelte le più necessarie e le più utili leggi pubblicate dagl’imperadori, furon ridotte e a minor numero e ad ordin migliore. Questa fu tutta opera de’ giureconsulti ch’erano alla corte di Costantinopoli; e a me perciò non appartiene il parlarne piti