mreostaiize lutte di questo decadimento. Per
quanto barbari e incolti siano stati alcuni secoli , per quanto grande in essi sia stata la
mancanza de’ libri, alcuni uomini dotti sono
però stati in ogni secolo, e alcuni che hanno
pur avuto ottimi libri, e che han potuto formare il loro stile su i buoni autori, delle cui
opere aveano qualche esemplare. Ma donde è
egli mai avvenuto che per tanti secoli non vi
sia quasi stato autore di pura e tersa latinità;
e che anzi questa sia venuta dopo la morte
d’Augusto ognor più decadendo, fino a giugnere a quella barbarie a cui veggiamo che
giunse negli scrittori del secolo undecimo e
del duodecimo? È egli possibile che a niuno
sia riuscito di formarsi sul modello di Cicerone, e di imitarne lo stile, benchè pure alcuni abbian cercato e studiato di farlo? Rechiamone qualche esempio particolare. Non vi
è mai forse stato scrittore che sì altamente
abbia sentito di Cicerone, quanto Quintiliano.
Questi, come abbiam detto, ardì di far fronte
all’autorità di Seneca e degli altri di lui imitatori; si sforzò di distogliere i Romani dal
reo gusto che si era introdotto. Cicerone per
lui è l’unico modello su cui formarsi: Hunc
spectemus, dice egli, (l. i o, c. 1), hoc propositum nobis sit exemplum; e in ogni occasione sempre ne parla come del vero specchio
di eloquenza e di stile. E nondimeno quanto
è diverso lo stile di Quintiliano da quello di
Cicerone? Qual piacere non provava S. Girolamo nel legger le Opere di questo oratore?
Basta leggere ciò eh* ei narra di se medesimo