e dello studio eli1 egli ne fece. E nondimeno,
benchè S. Girolamo sia stato detto il Tullio Cristiano, può egli il suo stile venire a
confronto con quel di Tullio? E per discendere a’ tempi ancora più recenti, il Petrarca
uomo di sì colto ingegno era egli pure amantissimo di Cicerone, di cui leggeva e studiava
attentamente i libri. E nondimeno il Petrarca
che scrive in latino, sembra egli quel medesimo che scrive nel volgar nostro linguaggio?
In somma per quattordici secoli non vi è stato
quasi scrittore a cui sia riuscito di imitar felicemente lo stile di Cicerone, cui pur veggiamo
in questi tre ultimi secoli da non pochi felicemente imitato. Egli è questo, il confesso, il
punto più difficile a rischiararsi, e di cui per
lungo tempo io ho quasi disperato di poter
trovare una probabile spiegazione. Dopo molte
riflessioni nondimeno mi lusingo di aver finalmente scoperta qualche non inverisimil ragione
di questo, per così dire, letterario fenomeno.
XXXI. Io dunque rifletto che dopo la morte
d’Augusto cominciò Roma ad essere più assai
che prima inondata da popoli stranieri. Questi
eran sudditi a Roma; e chiunque tra essi avea
talenti, da cui sperare o nelle scienze, o nelle
armi, o nella magistratura onorevole avanzamento, venivasene alla capitale ove solamente
poteva lusingarsi di conseguirlo. Vedremo in
fatti che una gran parte dei poeti, degli oratori, de’ retori, de’ gramatici che fiorirono a
questi tempi in Roma , furono stranieri, singolarmente Francesi e Spagnuoli. Molto più
crebbe il numero de’ forestieri quando forastieri