Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/84

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preliminare 47

cominciarono ad essere gli imperadori. Nerva i"u il primo, e dopo lui la più parte dei suoi successori fino alla caduta del romano impero. Allora i Barbari e gli stranieri a guisa di rovinoso torrente più volte inondaron l’Italia, e vi fissarono stanza. Or tutti questi non potendo sperare che gli Italiani volessero apprendere gli strani loro linguaggi, e volendo pur essere intesi, si diedero essi ancora ad usar del latino; ma come appunto soglion fare coloro che voglion parlare una lingua cui non hanno appresa per regole e per principj, ma solo coll’addomesticarsi e ragionare con quelli a’ quali è natia. Usavano quelle parole che vedevano usarsi in Italia; ma spesso ancora eran paghi di dare una terminazione latina alle parole del lor proprio linguaggio; e purchè le parole fossero in alcun modo latine, credevano di parlare e di scrivere latinamente, usando la sintassi, l’ordine, la costruzione medesima delle lor lingue. Quindi noi veggiamo tanto più nuove voci di origine barbara accrescersi alla lingua latina, quanto più scendiamo abbasso ne’ tempi; quindi ancora veggiamo un nuovo suono, una nuova maniera di trasposizioni, una diversa sintassi essere in uso ne’ diversi secoli, secondo che diversi erano i popoli che dominavano in Italia. Con ciò a me pare che probabilmente si spieghi non solo la rozzezza dello stile di quelli tra gli scrittori che erano stranieri, ma di quelli ancora a’ quali il parlar latino era natio. Questi frammischiati co’ Barbari, che erano forse in numero maggiore di essi, ne apprendevano la maniera di favellare, ne adottavano le parole,