Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/89

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52 dissertazione

essi raccolte, ma spesso inciampi in errori, ed usi tali maniere che della lingua italiana non sono proprie; così avveniva allora a chi leggendo semplicemente gli autori latini, cercava di conformare al loro stile il suo. E vuolsi aggiugnere ancora la mancanza de’ lessici; libri che poco giovano a chi crede di potersi con essi soli addestrare a scrivere coltamente; ma senza i quali troppo è malagevole che ad uno scrittore vengano sempre alla mente parole ed espressioni acconce a spiegare i suoi sentimenti, e che egli possa sempre conoscere quali sian le voci usate dai buoni autori, e quali no. XXXV. Ma poichè la stampa dopo la metà del secolo xv moltiplicò gli esemplari de’ libri, e fu perciò più agevole il provvedersi de’ buoni; e poichè la lingua latina da molti eruditi gramatici di quella età fu ridotta a certi principj e a generali precetti, e i lessici ancora verso il tempo medesimo si cominciarono a usare; allora una maggior purità ed eleganza nello scrivere latinamente si vide con piacere ne’ libri a quel tempo venuti a luce; ed ora le cose sono a tale stato, che uno, purchè il voglia , può agevolmente scrivere con eleganza così in latino come in italiano. Amendue le lingue hanno le certe e determinate lor leggi; in amendue abbiamo egregi scrittori al cui esempio ci possiam conformare; sappiamo che a scriver bene ci convien seguir le vestigia da essi segnate, e quindi, ancorchè ci troviamo fra uomini (come accade nelle provincie d’Italia fuori della Toscana) che parlino, e talvolta ancora scrivano rozzamente, possiam