Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/104

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PRIMO 43 s’incontra nell’antica Storia monastica (V.Mobili, praef ad vol. 1 A et. SS. Ord. S. Benedicti, n. 114, ec.). Anzi tra le monache ancora vedevansi talvolta alcune occuparsi anch’ esse nel copiar libri, come del monastero di vergini da S. Cesario fondato in Arles l'anno 521 afferma e prova il dotto P. Mabillon (ib. l. 1, n. 5 2) che più altri esempi produce altrove a provare che gli studj sacri furon talvolta usati ancor fra le monache (praef. ad Act. SS. saec. 3, p.1, n. 47)• ^ tal maniera mentre i Barbari co’ frequenti incendj e co’ rapaci saccheggiamenti devastavano ogni cosa, e a’ codici e alle biblioteche recavano incredibile danno, adoperavansi i monaci colle loro fatiche a compensare in qualche modo sì fatte perdite; e ad essi singolarmente noi siam debitori, se abbiamo ancor molte dell’opere degli antichi che senza la loro industria sarebbono probabilmente perite. VIII. Non è perciò a stupire se molti monaci dotti si vedessero fino da questi tempi recare non piccol vantaggio alle scienze co’ loro studj. Fra questi uno de’ più famosi fu Alionigi soprannominato il Piccolo per la piccolezza della sua statura. Era egli scita di nascita, ma di costumi romano, come afferma Cassiodoro (de Inst. div. lit. c. 23), e possiam aggiugnere ancora di abitazione, poichè da Paolo Diacono (De gestis Lang. l. 1, c. 25) e da Beda (De tempor. rat. c.) si dice eli’ egli era abate in Roma; colle quali parole non è chiaro se vogliano essi indicarci eli’ egli avesse la dignità di abate, o solo che fosse monaco, come osserva il P. Mabillon essere stato costume degli Orientali