Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/117

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56 LIBRO scuole ciano esse in Milano, ovvero in Pavia? Ecco il principale oggetto di questa contesa. L’erudito Antonio Gatti (Hist. Gymnas. Ticinens. c. 4) sostiene che non solo S. Ennodio parla delle scuole pavesi, non delle milanesi, ma ch’egli ancora in quelle fu professore. Il ch. Sassi al contrario afferma che delle scuole milanesi si dee intendere ciò ch’egli dice, benchè insieme sostenga eli’ egli non vi tenne scuola giammai (De Stud.Mediol.c. 5). E quanto a questo secondo punto, a me pare che l’opinione del Sassi sia chiaramente provata. Il Gatti arreca alcune parole in cui pare che S. Ennodio chiami se medesimo precettore (di et. 7). Ma leggasi tutta quella orazione, e si vedrà che in essa ancora egli esorta i giovani ad usar con profitto dell’ottimo maestro che gl’istruisce, e a lui stesso volgendosi, Salve ergo, egli dice, nutritor profectuum, fax et splendor ingenuitatis, qui nobilia germina laboriosis purgando sarculis in fructibus facis agnosci, ec. E in tutte le altre Orazioni non vi è parola da cui ricavisi oli’ egli stesso tenesse scuola; anzi dal vedere eli’ egb in tutte raccomanda al maestro i discepoli, parmi che si raccolga con evidenza che altri dunque e non già egli era il maestro; molto più che se il fosse stato egli stesso, sembra che non avrebbe affidati ad altri que’ giovani che o per sangue o per amicizia gli eran congiunti. Per ciò poi che appartiene alla prima quistione, cioè se in Milano o in Pavia fosser le scuole di cui S. Ennodio ragiona, io dico primieramente che dalle parole di lui non raccogliamo argomento alcuno che pruovi