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Xiv PREFAZIONE
alcuni ch’ebbero ed agio maggiore e più felice ingegno
per coltivare gli studj, essi non furono certo eleganti
scrittori, ma pure scrissero in un linguaggio che poteasi dire latino.
Non così la lingua che si usava dal popolo ragionando. Il popolo non coltivava gli studj, nè leggeva i buoni
scrittori. Parlava quella lingua che avea ricevuta da’
suoi maggiori, e che udiva da’ suoi uguali. Finchè Roma
e l’Italia non fu abitata che da Romani e da Italiani,
la lor lingua non era coltissima, ma pur era lingua veramente latina. Ma dappoichè cominciò ad essere frequentata dagli stranieri , e molto più quando fu innondata da’ Barbari, grande alterazione dovette soffrirne
il parlar popolare. Gli stranieri ed i Barbari, come poc’anzi si è detto, non poteano sperare che gl’Italiani
volessero apprendere gli strani loro linguaggi; ed eran
perciò costretti a usare, come meglio poteano , della
lingua latina; ma la usavano come appunto suole avvenire a uno straniero che si avvezza praticamente a
parlare in lingua non sua , e che dall’ingegno e dallo
studio non ha aiuto ad apprenderla felicemente. Si sforzavano di favellare latinamente; ma nella lingua latina
recavano molte delle lor voci e delle loro espressioni;
e pareva loro di essere elegantissimi parlatori, quando
alle lor parole aggiugnevano in qual si fosse maniera
desinenza e armonia latina. I Romani e gli altri popoli
italiani, che parlavan la lingua meno elegante, qual si
usava dal volgo, vivendo fra tanti stranieri, e parlando
e convenendo con loro, non poteano a meno di non
contrarre in gran parte la lor barbarie, e di usare essi
ancora di quelle parole , di quelle frasi , di quella sintassi , che udivano usarsi da’ loro vicini. Quanto maggior faceasi col volger degli anni il numero degli stranieri che si spargean per l’Italia , tanto più si andava
corrompendo la lingua usata dal volgo , tanto più dimenticavansi le latine maniere di dire adoperate già da’
maggiori, tanto maggior copia di parole e di locuzioni
estranee si aggiugneva al parlare del popolo; in somma
la lingua popolare latina tanto più allontanavasi dall’esser veramente latina , e si veniva formando un quasi
interamente nuovo linguaggio.
Ed ecco la lingua de’ dotti e la lingua del volgo,