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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/161

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IVDiversità di pareri in* torno ad esso. V. Quando fossi rirevuloin Italia. ino LIBRO diviso in tre parli, olire le Istituzioni che no sono come il proemio, cioè nei Digesti, nel Codice, e nelle Nuove Costituzioni, dette più brevemente Novelle. IV. Di questo corpo di leggi si fanno da alJ cimi giureconsulti i più grandi elogi, da altri se ne parla col maggior dispregio del mondo. Io che non sono giureconsulto, debbo io entrar di mezzo tra sì grandi uomini, e decidere francamente a chi si debba dare e a chi negar fede? Ancorchè io fossi ardito di farlo, altro certamente non otterrei che d’incorrer lo sdegno e il biasimo di coloro a’ quali mi mostrassi contrario. Ognun dunque ne senta come meglio gli piace, che io non verrò perciò a contendere con alcuno. Solo per chi sia desideroso di pur sapere ciò che su questo argomento si dica dall’una e dall’altra parte, accennerò (qui una bella dissertazione dell’Eineccio da lui intitolata: Defensio compilationis juris romani (vol. 3 Op. ed. Gen. 1748, p. 126), nella quale ei riferisce ed esamina a lungo, e poscia rigetta e combatte le accuse che da molti si danno al corpo della romana giurisprudenza; a cui un’altra egli ne ha aggiunta De secta Triboniano mastigum in difesa del celebre Triboniano autor principale della stessa compilazione. Ognuno potrà ivi conoscere se le accuse o le difese sian meglio fondate , e seguir quel parere che gli sembri meglio provato. V. Ma questa , qualunque ella siasi, compilazione di leggi fu ella in Italia abbracciata mentre vi regnavano i Goti? Pare che Giustiniano il volesse, e in alcune leggi del suo Codice ei