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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/172

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PRIMO III menzione della strana sottigliezza delle colonne che sostenevan le fabbriche, cui egli perciò paragona alle canne, o alle aste: Quid dicamus columnarum junceam proceritatem? Moles illas sublimissimas)fabricarum, quasi quibusdam erectis hastilibus contineri, et substantiae quali tate concavis canalibus excavatae, ut magis ipsas destimes fuisse transfusas, alias seris judices factum, quod metallis durissimis vidcas eapolita ru (l. 7 Var. form. 15). Qui abbiam dunque chiaramente spiegata la sottigliezza delle colonne, e pare ancora che qualche cenno vi si faccia de’ capricciosi rabeschi che a’ capitelli soleansi aggiugnere. Ma la sottigliezza delle colonne suppone necessariamente i sesti acuti, senza de’ quali non potrebbe una pesante fabbrica sostenersi su colonne sottili, come a’ dotti architetti è abbastanza noto. E perciò parmi, s’io non m’inganno, che da questo passo raccolgasi ad evidenza che ai tempi de’ Goti prese ad usarsi ciò che è uno de’ principali caratteri della gotica architettura. Ma possiam noi veramente accertare che una tal maniera di fabbricare non fosse anche ne’ precedenti secoli introdotta? Io non so se esista fabbrica alcuna di tal natura , o se ve ne sia cenno di qualche scrittore innanzi a’ tempi de’ Goti. Ed io perciò atterrommi alla mia opinione, finchè non mi si mostri che la gotica architettura fu più antica de’ Goti. A me basta di avere or dimostrato, per quanto sembrami, ch’essa non fu a lor posteriore (12). (12) Questa opinione intorno all’architettura gotica,