Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/283

Da Wikisource.

2 22 LlllItO fossero, e non italiani, i pittori? Vi è forse alcuno tra gli antichi scrittori che lo affermi? Vi è forse tra essi chi dica che gl’italiani aveano dimenticata parte della pittura? A me non è finora avvenuto di trovare testimonianza alcuna di tal natura. Un passo di Leon Marsicano , che si suole addurre a pruova di un tal sentimento, e che è l’unico su cui possa esso appoggiarsi, io mi lusingo di poter mostrare ad evidenza, ove dovrò trattare dell’ xi secolo, che non ha forza alcuna. Noi in somma veggiam pitture in Italia: non abbiamo chi ci assicuri che esse furon lavoro de’ Greci: dunque, finchè non ci si pruovi il contrario, possiam credere opere di dipintori italiani. Io credo bensì che alcuni pittori greci potesser venire in Italia allor quando destossi nell’Oriente la persecuzione contro le sacre immagini; ma questa non ebbe principio che l’anno 725, noi abbiamo veduto che anche ne’ due secoli precedenti erasi in Italia esercitata l’arte della pittura. Poteron dunque i Greci accrescere per avventura il numero de’ pittori in Italia; ma non vi era bisogno di essi per far risorger quest’arte che senza essi ancora erasi coltivata in addietro, e si coltivava tuttora. VII. Ma senza ciò noi veggiamo esercitata ancor la pittura nelle provincie soggette a" LonJj goliardi. Della regina Teodolinda racconta Paolo , Diacono (Hist. Lang. l. 4, c. 20), che nel palazzo ch’ella si fece innalzare in Monza, volle che fosser dipinte alcune delle imprese de’ suoi Longobardi; dalle quali pitture, che a’ tempi di questo autore ancora esistevano, egli raccolse quali fossero allora le vesti e gli ornamenti de’