Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/292

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TERZO a3l ancora in Italia ed onorò del suo favore Paolo Diacono, e il gramatico Paolino; ed essendo questi due de’ più dotti uomini che allora vivessero, molto certamente giovossi de’ lor discorsi e del loro sapere. Egli è vero che la gloria di aver istruito nelle più nobili scienze Carlo Magno si dee ad Alcuino monaco inglese, di cui racconta Eginardo (Vita. Car. M. c. a5 > che fu maestro di questo principe negli altri studj, dappoichè ebbe appresala gramatica da Pietro Diacono, e che questo sì gran monarca da Alcuino fu ammaestrato nella rettorica, nella dialettica, nell’aritmetica, e singolarmente nell’astronomia, di cui era Carlo sì avido, ch’egli stesso faceasi ad osservare con somma esattezza il corso delle stelle. Nè io negherò ad Alcuino tal lode. Ma si rifletta. Alcuino non fu conosciuto da Carlo Magno che l’anno 780, perciocchè l’antico Monaco anonimo che ne ha scritta la Vita pubblicata dal P. Mabillon (Acta SS. Ord. S. Bened. saec. 4; pars. 1), racconta che Alcuino fu mandato a Roma da Eanbaldo arcivescovo di Yorck, perchè dal romano pontefice gli ottenesse il pallio: che essendosi egli per via avvenuto in Carlo Magno nella città di Parma, questi con gran preghiere lo strinse, perchè, dopo aver soddisfatto all’incarico ingiuntogli, passasse in Francia. Or ciò non potè avvenire che l’anno 780, come dimostra il medesimo Mabillon, perciocchè l’anno 779 morì l’arcivescovo Elberto antecessor di Eanbaldo, il quale l’anno seguente gli fu surrogato, e appunto al fine dell’anno 780 trovossi Carlo in Italia. Erano dunque già alcuni anni che Carlo